Introduzione e commento al reportage giornalistico proiettato a Trento, 14 aprile 2023, organizzato da Alternativa Trentino-Alto Adige.
Per percorrere la via verso il Bene Comune e la sopravvivenza del genere umano è necessario uno sguardo complesso, etico e condiviso.
Come sempre ringrazio Elena Dardo che, pur sapendo della mia motivata diffidenza per le manifestazioni organizzate da Partiti Politici, insiste ad invitarmi su temi specifici di mia competenza.
È legittimo chiedersi come mai la presentazione di un filmato che documenta il tema della pandemia di Covid-19, quindi di vicende sanitarie dolorosamente note a tutta la Popolazione e di scelte politiche gravemente controverse e discutibili venga affidata a psicologi, che in questo contesto, non parleranno in qualità di psicoterapeuti, bensì di esperti di comunicazione. Quanto è avvenuto già dalla primavera 2020, nel modo di gestire la pandemia non sarebbe stato possibile senza il sapiente supporto di psicologi esperti in controllo del comportamento e di psicologia della comunicazione. Dunque con il collega Francesco Martinelli abbiamo deciso di fornire agli spettatori elementi utili a comprendere come il processo di gestione scelto sia stato costruito e quale fosse il reale intento che si proponeva. Come gli eventi hanno dimostrato e sempre di più ci mostrano non certo la tutela della salute pubblica.
Se ora si dichiara che l’emergenza, dal punto di vista medico/sanitario è superata o in via di normalizzazione, non lo è dal punto di vista dei meccanismi psicologici e comunicativi che l’hanno caratterizzata e che continuano ad essere attivi. L’epidemia di malattia della comunicazione è tuttora presente sottotraccia e perciò ancora più pericolosa; così come permane grave lo stato di salute della scienza. La scienza essendo un prodotto umano soffre di tutti i problemi degli umani che la producono. Dunque anche del rischio di “ammalarsi”, rischio che la accompagna dai suoi esordi e non cessa di manifestarsi. Come psicologa mi occupo da sempre di questo problema, perché la psicologia è la scienza che studia il comportamento, quindi è la scienza idonea a studiare anche il comportamento degli scienziati.
Per questo prima di iniziare la visione del certosino lavoro di documentazione ho deciso di offrire alcuni dati sintetici che aiutino a guardare oltre gli eventi specifici legati al Covid 19 e alle singole storie umane, per comprendere come tutti noi siamo stati e siamo ancora coinvolti in un processo di vera e propria falsificazione della realtà e di manipolazione comunicativa. Per farlo mi servirò di dati pubblicati e ufficiali, prodotti da scienziati, eticamente responsabili ed affidabili, che si occupano da sempre dello stato di salute della scienza. Ci aiuteranno a capire in che modo sfacciato essa è stata usata come alibi per imporre ogni tipo di sopruso alla Cittadinanza di tutto il pianeta. È importante allargare lo sguardo perché dobbiamo renderci conto che, benché l’Italia sia stata usata come un vero e proprio laboratorio sperimentale, ciò è avvenuto in un contesto in cui siamo tutti imbarcati sulla stessa “astronave”.
Quali sono i criteri da considerare per “diagnosticare” se uno scienziato si comporta in modo “scientificamente sano”? 1- la precisione del linguaggio, 2- il controllo rigoroso dei dati raccolti senza tentare di “aggiustarli” per ottenere a tutti i costi i risultati desiderati. Il termine tecnico e calzante ideato da Charles Babbage che fondò lo studio sistematico delle frodi scientifiche nel 1830, è “cucinarli/cooking”, 3- l’assunzione della responsabilità etica.
Infatti non esiste la scienza neutra. Lo scienziato deve sapere e decidere per quali scopi una ricerca, una scoperta, uno strumento, verranno usati: per il bene comune, o per un vantaggio di pochi; per migliore la salute collettiva o per il controllo di individui o di gruppi. Per la ricerca fine a sé stessa senza considerare i danni collaterali o valutando il rapporto costi/benefici. Mi avvarrò di pubblicazioni antecedenti la pandemia così non mi si potrà dire, anche se è già avvenuto, che lo faccio perché sono “no vax”.
1- la precisione del linguaggio
Tre ricercatori olandesi (C.V. Vinkers e Colleghi, 2014) hanno svolto un’analisi lessicale degli abstract pubblicati su riviste nel periodo 1974-2014 analizzando l’uso di aggettivi a connotazione positiva (innovativo, efficace, rivoluzionario, miracoloso, unico, ecc.) e aggettivi a connotazione negativa (scoraggiante, inadeguato, inefficace, insoddisfacente, inutile, debole). Gli abstract sono i riassunti che presentano gli articoli scientifici, così da orientarne/incentivarne la lettura completa. La percentuale degli abstract contenenti aggettivi positivi era aumentata dal 2% al 17%, mentre quelli negativi dall’1% al 3%. Ovvero attraverso il linguaggio veniva creata una suggestione che anticipava le conclusioni, prima che il lettore potesse trarle da sé. Va tenuto presente che mentre alcuni articoli son scritti personalmente da clinici competenti, è noto che molti sono confezionati dall’ufficio stampa delle industrie farmaceutiche o produttrici di attrezzature, grazie ai ghost writers e poi firmate da un clinico compiacente. Questo è un fenomeno diffuso in tutti i campi scientifici ed è stato oggetto di burle colossali nel tentativo, ahimè fallito, di contrastare il fenomeno. (Marco Bobbio, Troppa medicina. Un uso eccessivo può nuocere alla salute, Einaudi, Torino, 2017). Ormai è cronaca che il ruolo di ghost writers è affidato all’intelligenza artificiale, così ci si risparmia anche di spendere per ricercatori sottopagati disposti ad arrotondare le magre borse e contrastare l’incertezza dei contratti.
2-Il controllo e utilizzo rigoroso dei dati
La ricerca che ho scelto quale esempio è tratta da un libro scritto da Enrico Bucci, che dopo aver lavorato per il CNR, l’ha lasciato per dedicarsi totalmente ad una società, da lui fondata la Biodigitalvalley, che si occupa di ricerca e analisi di frodi nelle pubblicazioni scientifiche, soprattutto in ambito biomedico. Nel testo di Bucci, che consiglio caldamente, si considerano tutti i tipi di danno che le frodi scientifiche causano: dalla perdita di credibilità della scienza, all’impossibilità di scienziati e formatori di disporre di materiali scientifici affidabili, alle conseguenze in ambito giuridico dove persone innocenti sono condannate all’ergastolo o a morte. Per stare al mio ambito, per la facilità con cui vengono emesse diagnosi di psicopatologia grave, anche in età evolutiva, con iperprescrizione di psicofarmaci e condizione impropria di invalidità psichica. Dati i tempi di grave crisi scelgo una ricerca finalizzata a quantificare i danni economici. A questo scopo il National Institute of Health (NIH) americano ha commissionato, nel 2014, una ricerca al professor Ferric Fang per capire quanto denaro era stato sprecato finanziando, involontariamente, pubblicazioni fraudolente. Per il periodo 1992-2012 la stima è stata effettuata per difetto, perché non tutte sono state scoperte e comunque non sono calcolabili a posteriori i danni causati. Su un budget messo a disposizione dal NIH, in quel periodo, solo per la ricerca biomedica, di 451 miliardi di dollari, la stima di pubblicazioni manipolate va dell’8,7% all’11%. Quindi si tratta di una perdita di miliardi di dollari finiti in pubblicazioni fraudolente. Ma qual’è il meccanismo che rende possibile tutto ciò? La ricerca, utilizzando un questionario anonimo, ha fatto emergere che 1 ricercatore su 3 ammette pratiche disoneste, 1 ricercatore su 7 ha visto propri colleghi commettere frode scientifica. 81% dei ricercatori in discipline biomediche dell’Università di san Diego ammetteva di essere pronti a manipolare un risultato per ottenere un finanziamento o produrre una pubblicazione. (E. Bucci, Cattivi scienziati. La frode nella ricerca scientifica, add, Torino, 2015).
Ad oggi sappiamo che nonostante tutti i tentativi, a livello internazionale, di arginare questo fenomeno, paradossalmente esso si è amplificato. L’esperienza pandemica ne ha dato una prova evidente e in crescita esponenziale. Il punto successivo ci consente un passo ulteriore nella comprensione di tale fenomeno.
3-l’assunzione di responsabilità etica
Abbiamo detto che non esiste scienza neutra, perché gli scienziati non sono neutri nella loro visione del mondo e non sono liberi di gestire la loro attività, soprattutto quando necessitano di grandi finanziamenti. Non possiamo perciò fare i sorpresi, gli scandalizzati o i depressi per quello che è successo con la pandemia perché l’abitudine di usare la scienza per scopi tutt’altro che umanitari è assai antica. Anche Leonardo da Vinci ha dovuto rassegnarsi ad usare il suo genio per costruire macchine da guerra pur di assicurarsi la pensione in vecchiaia. Infatti anche oggi la maggior parte dei finanziamenti in ambito biomedico proviene da fondi destinati dai vari Governi di tutti gli Stati al proprio ministero della difesa che insegue le scoperte scientifiche in tutti i campi per primeggiare.
Anche qui nulla di nuovo sotto il sole. Cito il progetto, top secret MK-Ultra (Mental Kontrolle) della Cia che si occupava di esperimenti di controllo mentale, psicologico e biomedico già a partire dagli anni ’50. Segnalo che non era passato molto tempo dal processo di Norimberga e da quello di Gerusalemme ad Eichmann. Gli esperimenti sono stati sospesi ufficialmente solo nel 1973. La documentazione relativa è stata desecretata solo a partire dal 1977 grazie al movimento Freedom of Information.
E ci meravigliamo che oggi i contratti dei pro-farmaci genici, suggestivamente e fraudolentemente chiamati vaccini siano soggetti al segreto militare? È di sabato 15 aprile la notizia (La Verità) che un “lobbista accreditato” trentacinquenne belga, tale Frédéric Baldan, ha denunciato la Presidente UE Ursula von der Leyen per “essersi sostituita senza alcun mandato” agli Stati membri dell’Unione negli acquisti di quantità spropositate dei cosiddetti dei vaccini. Ma davvero possiamo accettare che i rappresentanti degli Stati membri non se ne sono accorti? Ricorda molto la linea difensiva di madri che, di fronte a gravi maltrattamenti o abusi sessuali di figli e figlie sostengono di non essersene accorte! Resta sempre valido il detto: seguite l’odore dei soldi, che vi porta in tana. Nella tana del lupo che, si sa, perde il pelo ma non il vizio!
Aggiungo brevemente un commento al docufilm, che pur nella sua accurata ricostruzione temporale, mi suscita alcune perplessità.
Tra tutti gli intervistati che hanno parlato dell’iniezione con cui i Cittadini sono stati sottoposti a TSO, Trattamento Sanitario Obbligatorio, solo uno di essi, il prof. Luca Marini, ha usato il termine corretto di terapia genica, io aggiungo sperimentale. Persino le interviste del prof. Frayese e del dottor Donzelli scelte, contenevano il termine “vaccino”. Sul tema uso della suggestione del linguaggio si veda il punto 1.
Non è mai stato fatto riferimento alla manipolazione (cooking) dei dati scientifici, rispondente ai parametri che designano chiaramente una frode scientifica. Eppure ora ne siamo in possesso.Non credo si possa derubricare quanto è accaduto solo con una gestione politica scorretta e autoritaria, perché ciò oscura la dipendenza dei politici da altri interessi e il ruolo dei tecnici che restano intoccati ed anzi già pronti a riprendere la loro funzione di paravento o di suggeritori a seconda della bisogna.
Infine mi ha suscitato fastidio il fatto che a intervalli regolari, comparisse in sovraimpressione una scritta bianca, non vistosa, quasi subliminale: #lachiesachec’è.
L’etica e l’onestà intellettuale non sono appannaggio né di singole religioni né di schieramenti politici. Entrambi hanno dato prova di cecità quando non di sete di potere. Continuare a dividere ciò che dovrebbe unire per raggiungere il Bene Comune ci preclude la via verso una meta così complessa e difficile.