Il libro di Luca Panseri, medico psichiatra e psicoterapeuta, non poteva avere titolo più pertinente: Custodire il fuoco. Dal trauma pandemico al sognare condiviso, Youcanprint, Lecce, 2024. Il libro documenta con rigore scientifico i fatti e argomenta con profondità la sofferenza e la follia dei tre anni di pandemia
Quando homo cessò di essere terrorizzato dal fuoco, mentre lo rimasero tutti i coinquilini del pianeta, lì iniziò la sua avventura come sapiens.
Infatti fu proprio il fuoco, divenuto strumento dalle straordinarie proprietà, a consentire quel salto fisico e psichico che lo rese, benché animale, così speciale: il salto verso la tecnologia.
Fuoco voleva dire cuocere i cibi e rendere fruibili risorse alimentari differenziate e assorbibili.
Fuoco voleva dire “cuocere” anche argilla e pietre fino a capire che se ne potevano trarre utensili e metalli.
Fuoco voleva dire calore e luce per squarciare il terrore delle tenebre in cui il mondo era avvolto.
Fuoco voleva dire anche scoprire e controllare il suo potere distruttivo per sottrarre alla foresta campi da coltivare o stanare e disperdere il nemico.
Non può meravigliare dunque il fatto che per ogni religione, dalla più arcaica alla più articolata e contemporanea, il fuoco continui a rappresentare il simbolo della divinità. Che si tratti di condanna eterna, di espiazione e purificazione fino alla beatificazione sempre attraverso il fuoco si deve passare.
Tutte le culture hanno creato la figura dei custodi del fuoco.
Dai primitivi nomadi che lo affidavano a chi doveva conservarlo fino alla prossima tappa stanziale, alle culture costruttrici di grandi templi dove le vergini dovevano dedicare la loro vita alla sua custodia, fino ai giorni nostri dove il più globale dei riti pagani, le Olimpiadi, prevedono sempre che ci sia una fiaccola che arde senza interruzione.
Questo il senso del “custodire il fuoco”. Mantenere in vita la vita. Mantenere intatto il filo storico
che dà senso agli eventi che accadono al Popolo che avanza nella sua avventura esistenziale. Creare conoscenza e coscienza da trasmettere a chi il Popolo è chiamato a guidare.
Questo la Storia insegna quando trova scolari.
Per chi crede che ciò sia vitale, in un tempo così veloce in cui tutto sfuma, custodire il fuoco è una pratica necessaria e rincuorante: esiste un senso, esiste un filo, esiste un procedere oltre.
Questo il senso del libro di Luca Panseri che non poteva avere titolo più pertinente: Custodire il fuoco. Dal trauma pandemico al sognare condiviso.
Il libro documenta con rigore scientifico eventi e documenti e argomenta con profondità la sofferenza e la follia dei tre anni di pandemia. Àncora il suo discorso ad una colta e raffinata analisi psicologica. Non risparmia a nessuno le proprie responsabilità citando dati, articoli scientifici, esternazioni giornalistiche e nomi.
Offre a ciascuno la possibilità di riflettere su sé stesso, su ciò che è avvenuto, sul dove sta andando la nostra società globalizzata e travolta dal paganesimo di uno scientismo grossolano, materialista e sostanzialmente sempre più avido di denaro.
Ma chi custodisce il fuoco può custodire anche anticorpi di pensiero vitale non disposti a farsi spegnere.