- Secondo gli studi e le statistiche recenti la protezione dal contagio data dai vaccini si esaurisce entro pochi mesi dal completamento del ciclo di somministrazione.
- L'immunità di gregge, a detta della stessa comunità scientifica che l'ha inizialmente posta a fondamento della campagna vaccinale, non è un obiettivo raggiungibile, neanche con il 100% di vaccinati.
- Il Green Pass, per come è stato applicato ed esteso, si è rivelato uno strumento di sicurezza sanitaria contraddittorio, inducendo nella popolazione vaccinata un pericoloso rilassamento dei comportamenti.
Numerose ricerche evidenziano un vero e proprio crollo della "capacità sterilizzante" dei vaccini dopo pochi mesi dal completamento del ciclo di somministrazione. In altre parole, secondo le statistiche ufficiali di diversi paesi e secondo studi pubblicati sulle più autorevoli riviste di settore, dopo pochi mesi dalla vaccinazione si torna a poter contagiare e a essere contagiati come un non vaccinato.
I dati ufficiali di Israele disponibili già a febbraio 2021 (fonte, file) testimoniano che dopo 6 mesi la protezione dal contagio, anche sintomatico, cala al 16% rispetto ai non vaccinati. L'efficacia media nella riduzione del rischio relativo nel periodo è del 39%, sotto la soglia minima per l'approvazione del 50% imposta dalle agenzie di regolazione. Israele è stato il paese che ha vaccinato tra i primi e con ampia copertura, per questo viene preso a riferimento da chi si occupa di statistica sanitaria.
In Inghilterra i dati ufficiali del Public Health England (fonte) nei Technical Briefing 21 e 23 in Tabella 5 dicono che dal 15 agosto 2021 al 12 settembre 2021 si sono contagiati 39.163 individui vaccinati con ciclo completo sopra i 50 anni, contro i 3.660 contagiati non vaccinati sopra i 50 anni. La recrudescenza dei contagi a partire da ottobre 2021, causata anche dall'allentamento delle misure di sicurezza, testimonia il crollo dell'efficacia dei vaccini nel contenere il contagio. In uno studio retrospettivo sulle statistiche inglesi (fonte, file), citato anche dal farmacologo Marco Cosentino in una audizione al Senato della repubblica del 7 settembre 2021, si legge "La riduzione della trasmissione dalla seconda vaccinazione è diminuita nel tempo, per la variante Delta ha raggiunto livelli simili a individui non vaccinati dopo 12 settimane nel caso di ChAdOx1 (AstraZeneca) e si è attenuata sostanzialmente per BNT162b2 (Pfizer)".
Anche in Irlanda e in Islanda, tra i primi a raggiungere alti tassi di vaccinazione, le statistiche confermano il limiti temporali di questo tipo di farmaci. In Irlanda, dove è vaccinato il 91% degli over 12, il capo dell’ufficio medico del Paese, Tony Holohan, ha affermato che "I vaccini non stanno funzionando come speravamo in termini di prevenzione della trasmissione...le vaccinazioni da sole non sono sufficienti per fermare la diffusione della malattia...anche le persone vaccinate possono contagiarsi e a loro volta diffondere il virus contagiando". In Islanda, dove l'86% degli over 16 è vaccinato, il virus ha ripreso a circolare a partire dall'estate 2021. In un'intervista Gudrun Aspelund, responsabile del Centro per la sicurezza sanitaria e il controllo delle malattie trasmissibili del governo islandese, afferma: "Dopo che tutte le restrizioni sono state revocate, stiamo vedendo un nuovo picco di infezioni a partire dall’inizio di luglio con un aumento significativo a metà luglio...la maggior parte degli infetti sono completamente vaccinati".
A confermare l'effetto limitato nel tempo di questi farmaci sono pubblicati per ogni nazione numerosi e solidi studi retrospettivi basati sui dati ufficiali. Tra gli ultimi uno studio svedese (link, file) del 4 febbraio 2022 che testimonia un crollo dei benefici rispetto all'infezione di qualsiasi severità sotto al 50% entro i 4 mesi e un azzeramento entro gli 8 mesi.
Vaccine effectiveness (any vaccine) against SARS-CoV-2 infection of any severity in 842 974 vaccinated individuals matched to an equal number of unvaccinated individuals for up to 9 months of follow-up.
Nella narrazione delle istituzioni scientifiche italiane si sono succedute progressivamente diverse soglie per il raggiungimento della cosiddetta "immunità di gregge", dal 70% al 100%. Alcune affermazioni fatte dagli esperti di riferimento a inizio autunno 2021 confermano un rapido declino della "capacità sterilizzante" dei vaccini e fanno dell'immunità di gregge un mito anti-scientifico. Eccone una rassegna:
› Pierpaolo Sileri, viceministro della salute: "Verosimilmente la terza dose sarà necessaria per tutti" e ha indicato gennaio 2022 come l'inizio della somministrazione. Oggi sappiamo che si è resa necessaria ben prima.
› Sergio Abrignani, immunologo membro del CTS (Comitato Tecnico Scientifico): "In Gran Bretagna si sta già osservando un calo di efficacia, c'è probabilmente bisogno delle terze dosi e non c'è nulla di strano".
› Maria Rita Gismondo, microbiologa del Sacco di Milano: "Non si può parlare di immunità di gregge con gli attuali vaccini...non bloccano la circolazione del virus, anche se la attenuano e la riducono".
› Luca Ricolfi, professore ordinario di Analisi dei dati presso l'Università degli Studi di Torino, sull'immunità di gregge: "I media ancora ci credono ingenuamente, ma raggiungerla è impossibile: la comunità scientifica lo sa da marzo." e ancora "Tutto questo è perfettamente noto agli specialisti e, dopo un articolo apparso su Nature nel 2021, è ormai dato per scontato nella letteratura scientifica." e ancora, intervistato su RaiNews "Chi ha fatto la vaccinazione nei primi mesi dell'anno 2021 è ora sostanzialmente scoperto".
› Silvio Brusaferro, portavoce del CTS: "L'immunità di gregge, inteso come livello di immunizzazione che azzera la circolazione di un virus, non è un obiettivo che ci possiamo porre con il SarsCov-2".
› Fabrizio Pregliasco, virologo: "In ogni caso non avremmo avuto l'immunità di gregge".
› Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, relativamente al vaccino Johnson & Johnson: "Per Johnson recenti studi hanno rilevato che, essendo un monodose, già dopo due mesi l'efficacia della protezione diminuisce sensibilmente, soprattutto con la variante Delta".
› Vittorio Sambri docente di microbiologia all'Università di Bologna: "La protezione che otteniamo con il vaccino riduce la malattia, ma non sterilizza il paziente".
› Paolo Puccetti professore ordinario di Farmacologia all’università di Perugia: "Al singolo dà un beneficio temporaneo, può prendere un’infezione meno grave e continuare a essere veicolo di diffusione." e ancora "Mi occupo da anni di bioetica: nessuno mi dica che è nell’interesse superiore della Collettività, perché i sanitari vaccinati possono infettare al pari dei non vaccinati".
› Pietro Luigi Garavelli, primario della divisione di Malattie infettive all'ospedale di Novara: "Il vaccino dovrà continuare ad inseguire il virus che cambia. Non passa giorno che non emerga una nuova variante. Quindi, o si trova un denominatore comune a tutti i virus, oppure il vaccino andrà continuamente aggiornato".
Alla luce di queste evidenze, note da tempo, prolungare a 12 mesi la validità del Green Pass sembra essere stato un consapevole azzardo. Una estensione peraltro avallata all'unanimità del Comitato Tecnico Scientifico e ritrattata a novembre 2021 con una riduzione a 9 mesi. Solo a dicembre 2021 il CTS e anche la politica si sono definitivamente convinti che la copertura vaccinale dura poco, avviando una campagna imponente per la somministrazione delle dosi buster già dopo 4 mesi dal completamento del ciclo vaccinale, e proponendo di ridurre ulteriormente la durata del Green Pass a 6 mesi.
Alla luce di queste evidenze ci si chiede quale ruolo abbia avuto la scienza nelle parole pronunciate da Mario Draghi nella conferenza stampa del 22 luglio 2021 riguardo al Green Pass: “la garanzia […] di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose […] è una misura che dà serenità”. Come affermano infatti alcuni noti epidemiologi il Green Pass non sembra essere uno strumento di sicurezza sanitaria e illudere chi si è vaccinato di non potersi e di non poter infettare è pericoloso perché induce un rilassamento collettivo dei comportamenti.