Arriva in Europa la variante "Omicron", con una contagiosità molte volte maggiore della precedente variante "Delta", tale da riuscire a rimpiazzarla in pochissimo tempo. Secondo l'ISS la prevalenza della variante Delta fino al 6 dicembre 2021 misurava il 99%. In meno di due mesi veniva completamente soppiantata dalla variante Omicron che al 3 gennaio era responsabile dell'81% delle infezioni rilevate e al 31 gennaio del 99% delle stesse. Secondo alcuni esperti sarebbe la elevata circolazione di un virus a produrre le mutazioni e sarebbe il meccanismo di selezione naturale a far emergere il ceppo più contagioso. La letteratura scientifica e alcuni studi recenti affermano inoltre che è la stessa vaccinazione a selezionare le varianti vaccino-resistenti e per questo motivo alcuni epidemiologi sono scettici sull'opportunità di vaccinare la popolazione durante la pandemia. Il pericolo di una perpetua "fuga vaccinale" si sta concretizzando con la variante Omicron che, secondo uno studio pubblicato il 10 dicembre 2021 (link, file), è coperta dagli attuali vaccini al massimo per poche settimane. Un ciclo di vaccinazione con Pfizer dopo 15 settimane protegge dal contagio solo al 34%. Nel caso di Astrazeneca dopo 15 settimane non si osservano differenze tra vaccinati e non vaccinati. Un risultato ancora peggiore è esposto in uno studio sulla popolazione danese (link, file) secondo il quale:
- Pfizer conferisce una scarsa protezione il primo mese e poi basta, Moderna nemmeno quello.
- Entrambi diventano motivo di maggiore vulnerabilità dopo il terzo mese (maggiore vuol dire che ci si contagia di più).
- La terza dose Pfizer restaura una scarsissima protezione, tra il 30 e il 70%, in media il 50%, che è poi il minimo che fu fissato dagli enti regolatori per dire che i vaccini fan qualcosa.
La stessa ECDC ha affermato il 15 dicembre 2021: "Nella situazione attuale, la sola vaccinazione non consentirà di prevenire l'impatto della variante Omicron, perché non ci sarà tempo per colmare le lacune vaccinali ancora esistenti". In uno dei primi rapporti su "omicron" (link, file) la Euro Sorveglianza scrive, riferendosi al caso della Danimarca dove è vaccinato il 76% della popolazione: "E' preoccupante che l'83% dei contagi sia tra i vaccinati con ciclo completo e con booster".
Il report settimanale tedesco del 30 dicembre 2021, prodotto dal prestigiosissimo "Robert Koch Institut", riporta che su 4206 infezioni da Omikron il 95,6% erano completamente vaccinati (link, file). Considerando che in Germania è vaccinato il 74% della popolazione sembrerebbe che, oltre alla completa inefficacia dei vaccini contro la nuova variante, ci sia anche una maggior tendenza ad infettarsi nei vaccinati rispetto ai non vaccinati.
A confermare l'effetto limitato nel tempo di questi farmaci sono pubblicati per ogni nazione numerosi e solidi studi retrospettivi basati sui dati ufficiali. Tra gli ultimi uno studio svedese (link, file) del 4 febbraio 2022 che testimonia un crollo dei benefici rispetto all'infezione di qualsiasi severità sotto al 50% entro i 4 mesi e un azzeramento entro gli 8 mesi.
Vaccine effectiveness (any vaccine) against SARS-CoV-2 infection of any severity in 842 974 vaccinated individuals matched to an equal number of unvaccinated individuals for up to 9 months of follow-up.
Il 2 marzo 2022 usciva su The New England Journal of Medicine uno studio firmato dai maggiori esperti e istituti del settore in cui veniva comparata l'efficacia della vaccinazione rispetto a Delta e a Omicron (link, file). Nella tabella riassuntiva sottostante si coglie come a distanza di poche settimane qualsiasi pattern vaccinale adottato scenda sotto la soglia del 50%, la soglia minima per l'approvazione di un vaccino imposta dalle agenzie di regolazione.
Il professor Francesco Broccolo, professore di Microbiologia e docente di Microbiologia Clinica presso l'Università Milano-Bicocca, ha affermato nella trasmissione "Piazza pulita" del 16 dicembre 2021: "Il vero problema è che arrivano continuamente nuove varianti che sfuggono agli anticorpi attivati dai vaccini e che ci costringono a boosterizzare continuamente, a passare da dodici, a nove, a sei e ora a tre mesi. Questa è la verità, non abbiamo un'alternativa che blocchi l'entrata del virus". E' evidente che una strategia di questo tipo implica, per conseguire una protezione media significativa, somministrazioni di vaccino ogni pochi mesi. A questa conclusione arrivano anche gli esperti:
› Anthony Fauci, noto immunologo consigliere della Casa Bianca: "Dobbiamo lasciare aperta la possibilità che sarà richiesto di fare un vaccino stagionale".
› Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia: "Ho sempre detto, e lo continuo a dire, che una quarta dose fatta ora con lo stesso vaccino, vecchio e di almeno due anni e mirato contro un ceppo virale ormai non più presente nel mondo, è un assurdo proprio dal punto di vista teorico".
› Nicola Magrini, direttore generale di AIFA: "Il vaccino? Servirà un richiamo ogni sei mesi. Fate subito la terza dose".
› Antonella Viola, immunologa e Professoressa Ordinaria di Patologia Generale: "Non è pensabile continuare a vaccinare ogni 4 mesi con lo stesso antigene e, da un punto di vista immunologico, potrebbe essere un errore".
› Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institue alla Northeastern Univerity di Boston: "Le lamentele sulla terza o la quarta dose non hanno senso. Ci sono moltissime malattie su cui abbiamo fatto infiniti richiami".
Guardando alla campagna vaccinale recente e anticipando le probabili scelte future, sarebbero necessarie: una prima dose Pfizer, una seconda dose Pfizer dopo 15 giorni, una dose buster dopo 4 mesi, una dose di vaccino aggiornato alla variante Omicron dopo 3 mesi. Sarebbero necessarie 4 inoculazioni nell'arco di un anno per avere una significativa copertura dal contagio.
La fine della pandemia è incerta, anche se alcuni esperti invocano un possibile "suicidio" del virus o una sua possibile endemizzazione in forma leggera. Alla relativa efficacia sterilizzante dei vaccini si aggiunge la vaccino-resistenza delle varianti del virus, che richiede di inseguire il virus aggiornando continuamente i vaccini. Almeno secondo il paradigma della strategia vaccinale scelta da molti governi europei. Anche per questo appare chiaro che in una società globalizzata, dove circolano anche i virus oltre che le merci, è necessario risolvere il problema pandemico su scala planetaria.