Allego la mail che ho inviato al mio medico di base, di cui provo stima e fiducia dal punto di vista medico, tanto da consigliarla come medico di base.
Quanto è accaduto, per me, è indice di un pensiero non “pulito” ma viziato da un unico pensiero dominante, che permette di creare cittadini di serie A e serie B, ledendo pesantemente il rapporto di fiducia tra medico e paziente e lasciando sempre più spazio a comportamenti discriminatori. Mi chiedo se questo “modus pensandi” non stia forse aprendo le porte alla privatizzazione della sanità come accesso al servizio ai detentori di merito e non di diritto di base acquisito.
Per accedere dal mio medico di base, nello specifico del racconto, avrei dovuto, nonostante io sia guarita da Covid da poco, andare a fare la fila in farmacia e pagarmi un tampone.
Le domande che mi pongo e di cui vorrei avere una risposta sono:
se è una questione di sicurezza del medico di base e del suo ambulatorio perché non mi è stato proposto di fare un tampone a spese del medico prima di entrare nell’ambulatorio?
Perché per considerarmi “immunizzata” dal Covid, come mi è stato riferito al telefono, avrei dovuto avere una dose di vaccino?
L’immunità naturale non vale più di quella scatenata con farmaci, come per le altre malattie per cui esistono i vaccini?
Dopo la malattia Covid non bisogna aspettare prima di procedere con una eventuale dose di vaccino?
A cosa serve il supergreenpass se non posso andare dal mio medico senza fare costantemente tamponi?
Davvero un medico di base si può “permettere” di selezionare chi vuole visitare e chi no e a quali condizioni?
Buon pomeriggio dott.ssa XXX
sono Di Penta Claudia, scrivo in merito al nostro scambio telefonico di stamane (25 gennaio 2022 alle ore 9:54) in cui Le ho detto i miei sintomi (mal di orecchio e mal di gola quando deglutisco).
Mi sono vista costretta a tornare al lavoro, pur non stando bene, perché non ho avuto né possibilità né intenzione di andare a fare un tampone a pagamento per poter farmi visitare da Lei come medico di famiglia.
Come ho cercato di spiegare al telefono ho un supergreen pass con guarigione al 28 gennaio 2022, trovo la Sua richiesta di andare a farmi un tampone a pagamento in farmacia una mancata prestazione da parte Sua. Mi ha ribadito che Lei, in quanto medico privato convenzionato, può decidere come e chi far entrare nel Suo ambulatorio.
La prima domanda postami è stata se sono vaccinata, quando Le ho chiesto se richiede il tampone anche a chi è vaccinato mi ha detto che anche a loro "delle volte" lo chiede se hanno dei sintomi. Quando le ho chiesto su che base scientifica io dovrei fare un tampone per dimostrare di essere negativa a meno di un mese dalla guarigione, mi ha detto che Lei non discute di queste cose con me.
Alla mia idea di cambiare medico per poter essere visitata in giornata mi ha detto "faccia pure come vuole, se è questo che vuole", nonostante io Le abbia ribadito che dal punto di vista medico mi sono sempre trovata bene con Lei, consigliando il suo nome anche a diverse persone che dovevano scegliere il medico di famiglia.
Alla mia proposta di presentarmi con FFP2 mi ha negato la possibilità, ribadendo che non posso accedere se non vengo al Suo ambulatorio con l'esito di un tampone negativo fatto in farmacia, nonostante io (ripeto) posseggo un supergreen pass da guarigione ottenuto a fine gennaio di quest'anno.
Prendo atto di tutto quello che mi ha riportato al telefono, basita e amareggiata.
Saluti Claudia Di Penta
P.s.: a questa mia mail del 25 febbraio, non è pervenuta ad oggi alcuna risposta, né scritta, né telefonica.