Una costante esperienziale degli ultimi due anni è stata la frustrazione da non risposta.
In passato non mi era mai capitato di non ricevere risposte.
Come psichiatra e psicoterapeuta, nei decenni ho avuto scambi profondi con tanti colleghi e conoscenti, confronti - a volte anche duri - su vari temi, all’interno però di una dialettica in cui ho sempre percepito una tensione vitale, affetto e stima.
Ora non più.
Se scrivo e tocco certi argomenti, l’unica risposta che mi arriva è il gelo della non risposta.
Forse mi sono completamente bevuto il cervello e, per gli interlocutori che in precedenza mi davano attenzione, non vale più la pena di spender parole con me.
Perché questo noioso psichiatra continua a sollevare dubbi e domande sulla gestione pandemica?
Va bene, si sarebbe potuto fare di meglio, ma adesso basta! C’è la guerra e ora dobbiamo pensare a risparmiare energia elettrica e a un mondo più pulito.
Non nego che questo gelo mi addolora. Penso a tutti coloro che provano a farsi ascoltare e ricevono solo etichettature psicopatologiche.
Mi sono ormai abituato a non ricevere risposte dal presidente dell’ordine dei medici. Con alcuni colleghi abbiamo dedicato mesi a studiare centinaia di articoli, a confrontarci cercando di non schierarci. Nulla, l’ordine dei medici non ci risponde. Così come non rispondono altri medici, anche illustri, quando si sollevano aspetti problematici, contraddizioni, quando si mostrano evidenze scientifiche che non rimano con l’idolatria vaccinale.
Quando poi a non rispondere sono persone con cui condividevo la passione per la poesia, per la filosofia o la psicoterapia, la cosa è però più difficile da mandar giù.
Ma quando parlo dei vaccini sto parlando solo dei vaccini? O sto cercando di parlare anche di quello che è successo per obbligare le persone a vaccinarsi. Delle menzogne, degli abusi, dell’impedimento al lavoro di centinaia di migliaia di persone. Del negare eventi avversi, anche gravissimi. Della mistificazione nell’utilizzare la parola Scienza. Delle tuttora vigenti indicazioni a vaccinare bambini e donne incinte, nonostante in Danimarca e Inghilterra si stia facendo marcia indietro.
Cerco il confronto e mi protendo verso l’altro desiderando una minima apertura.
E mi ritrovo a ripiegarmi sul vuoto della non risposta.
Non c’è però solo dolore. C’è dell’altro, molto altro.
La solitudine non si colora di elementi persecutori, come poteva succedere all’inizio di tutta questa storia. Non cesso di cercare alleati. E li trovo, attraverso canali che si aprono inaspettatamente. E soprattutto mi ritrovo. Sono vicino a me stesso come mai ero stato.
Recentemente Giorgio Agamben si è chiesto: A chi si rivolge la parola?
Riflettendo su una parola che non è “condivisa né ascoltata”, il filosofo si chiede perché, “continuiamo a scrivere”. Scriviamo, dice Agamben, perché la parola diventa “simile a una lettera che è stata respinta al mittente perché il destinatario è sconosciuto”. In questo sta il nostro compito principale: “noi non possiamo respingerla, dobbiamo tenerla fra le mani, perché forse siamo noi stessi quel destinatario sconosciuto”.
Spesso apro un libro, oggi Il cuore segreto dell’orologio.
“Un uomo fatto di spighe, e come tutte si piegano contemporaneamente per mettersi in ascolto” scrive Canetti. M’immagino di essere fatto di spighe, spighe che si piegano tutte contemporaneamente per mettersi in ascolto. Sento il mio corpo-spiga che inizia a raccogliersi. Dopo essermi proteso per cercare la risposta dell’altro mi chino su di me e percepisco un tepore, una quiete. Il dolore della non risposta lascia spazio alla percezione di una presenza. Un’intima, infinita presenza. Le parole di Mike Eigen: Mi siedo nel non sapere e percepisco un’intima presenza, una vicinanza amica, ma anche una sconosciuta meraviglia, un potere temuto, più vicino a me di quanto lo sia io stesso…
Compaiono altre immagini e sensazioni. La vicinanza delle persone care, dei nuovi compagni di viaggio.
Ora tutte le spighe dentro di me sono toccate dai colori del tramonto. Una voce dal profondo mi dice: " stai calmo Luca, custodisci il fuoco”.