Tutti i Colleghi psicologi sanno chi è Rolando Ciofi. Con le sue Newsletter diffonde informazioni e consigli, soprattutto ai giovani Colleghi, e il suo sito è quasi una sorta di bollettino ufficiale parallelo a quello dell’Ordine. Nell’ultimo numero di fine ottobre (https://rolandociofi.blogspot.com/2022/10/covid-il-peggio-e-passato-avviamo.html) Ciofi risponde ad una Collega, riportando la sua lettera ma omettendone la firma. Bizzarra scelta! Tutela della privacy mal interpretata!
La anonima Collega chiede a Ciofi come sia possibile una virata di acquiescenza, dopo le ultime disposizioni di immediato reintegro del personale sanitario decise dal nuovo Governo, visto che in tutti questi mesi egli aveva accolto e sostenuto l’acquiescenza del nostro Ordine al Governo precedente.
Ma ciò che mi rende impossibile tacere è Il titolo scelto per la lettera di risposta:
“Covid. Il peggio è passato. Avviamo qualche riflessione”.
Veramente il Collega pensa che il peggio sia passato che questi tre anni non si lascino dietro un cumulo di macerie e ferite, non solo nella vita dei singoli, ma proprio nella onorabilità e credibilità della scienza in generale e della scienza psicologica in particolare? Davvero da psicologo, quindi da persona più attrezzata di altre, non ha compreso cosa è successo? Procedo con ordine.
“Accolgo l'invito e lo faccio partendo da due presupposti. Il primo è che sulla materia specifica mi reputo ignorante. Non ho sufficienti competenze per poter valutare in modo ragionevolmente approfondito l'utilità o meno dei vaccini nel loro complesso e di conseguenza delle politiche vaccinali”.
Ma davvero uno psicologo può non essere informato su questo argomento? La fisiologia umana si studia al secondo anno di università!
“Il secondo presupposto è che nonostante questa ammissione di ignoranza, della quale sempre sono stato consapevole, sul piano politico, della politica professionale, sono stato favorevole all'obbligo vaccinale per i professionisti sanitari (e anche per insegnanti ed altre categorie professionali che operano a stretto contatto con una molteplicità di persone o che per motivi di lavoro passino molte ore della loro giornata in ambientio chiusi a stretto contatto con altri individui).”
Veramente un professionista della sanità può non permettersi di non sapere che ciò che veniva inoculato non era un vaccino ma un profarmaco genico sperimentale rimodulante l’mRna? Credo che il Collega Ciofi non sia più giovane di me, dunque saprà cosa è successo con la Talidomide.
“Il principio ispiratore è "su quello che non so taccio, se non mi è possibile tacere mi affido a chi sa".
Egregio Collega questo è il principio a cui si è ispirato Eichmann. Il mio invece è: quando non so studio, soprattutto se ho la responsabilità di altre persone, adulti e minori.
“E qui entra in gioco la mia formazione politica. Credo che l'interesse collettivo venga prima dell'interesse individuale”.
Su questo saremmo totalmente d’accordo, ma allora non mi spiego il silenzio assenso precedente, perché le evidenze scientifiche che la gestione della pandemia avevano, hanno e avranno conseguenze gravissime sulla collettività c’erano eccome. E non mi riferisco qui a quelle psicologiche individuali e sociali, pure gravissime, ma proprio a quelle fisiche. Non solo la legge non ammette ignoranza. Chi fa il nostro mestiere non può permettersela, perché ha accettato un codice deontologico che glielo impedisce. Codice calpestato proprio dall’Ordine che dovrebbe tutelarlo.
“solo se c'è spazio per ogni pensiero può instaurarsi una vera dialettica. E la vera dialettica democratica aiuta a correggere, ove ve ne siano, gli errori. E di errori, appare oggi evidente, ne sono stati fatti”
Anche su questo siamo d’accordo e allora dove la differenza? Nell’agire, perché come si fa una cosa cambia la cosa che si fa, e tra il dire e il fare c’è di mezzo il fare.
“Volutamente non raccolgo gli spunti polemici che la collega mi porge, ciò perché credo sia nell'interesse di tutti superare l'ostacolo e fare tesoro dall'una e dall'altra parte, dell'esperienza maturata.”
Sinceramente non ho colto spunti polemici nella lettera privata arbitrariamente di identità, comunque chiunque potrà leggere l’originale dal link accluso. Non so se il Collega Ciofi consideri polemico questo scritto. Garantisco che è l’espressione genuina di un dolore per il tradimento della nostra disciplina e della vergogna che provo a nome della mia categoria professionale. Ho deciso di scrivere perché, sempre ricordando il sopracitato libro di Hanna Arendt, se una cosa è avvenuta il rischio che si ripeta, ed anzi in modo più potente, è alto. Consegno questa testimonianza ai giovani Colleghi.
Miriam Gandolfi, sì vax, no sottomissione cieca.