Tempo fa, in risposta a un mio breve articolo, una collega, Silvia, mi scrisse: “Luca, le tue parole mi hanno portato improvvisamente indietro nel tempo, quando da adolescente isolata e non compresa, giravo con in tasca un piccolo foglio su cui avevo scritto “dubita che essere compresa sia fondamentale !" e a volte , senza aver neppure bisogno di leggere l'appunto, mi bastava infilare la mano in tasca e sentire lo spessore della carta sotto le dita , fare un respiro profondo perché quel dubbio mi salvasse...”
Ho lasciato dimorare a lungo dentro di me le parole di Silvia, percependole come una possibilità di salvezza.
Gli eventi del mondo – e della nostra povera Italia- mostrano spietatamente tanto di ciò che vorrei evitare. Un uso manipolatorio dell’informazione, miserie umane che non credevo possibile si realizzassero. E’ acuto il senso d’impotenza di fronte a ciò che mi appare inaccettabile.
Ma già usando questa parola, inaccettabile, ho un sussulto. Come mi pongo di fronte all’inaccettabile? Mi rivolto nel disgusto, mi lascio prendere dalla rabbia o posso invece trovare alternative che mi facciano sentire vivo, che mi permettano di cogliere opportunità di maturazione, slanci di salvezza?
Ho speso tante energie per cercare di spiegare le ‘mie ragioni’. Ho cercato di usare la logica, i dati scientifici, di mostrare le infinite contraddizioni di questa infernale mala-gestione pandemica. Non ho quasi mai cavato un ragno dal buco. Come se si fosse creato un muro d’incomunicabilità che ho tentato in tutti modi di superare. Spesso senza riuscirci.
Ora mi sento più vicino alla resa. Non una resa rinunciataria, ma la resa di quella parte dell’ego che vuole essere compresa. La morte dell’ego prelude a una liberazione: "dubita che essere compreso sia fondamentale!".
Come sempre, i sogni vengono in aiuto.
Sogno di essere con una donna con cui avevo avuto un rapporto di collaborazione professionale assai conflittuale. Mi trovo disteso a terra e questa donna, stando in piedi, lascia cadere dei petali di rosa secchi sul mio corpo, come se spargesse delle ceneri. Osservo la scena e lo sguardo è quasi di contemplazione. Alzandomi poi da terra mi avvicino a lei che è stupita dal mio essermi ‘arreso’ e me lo dice.
Sento a volte rabbia e dolore nel vedere la durezza e la violenza dei colleghi medici che non vogliono sentire ragioni e attaccano i medici ‘reintegrati’. Medici che sono stati ‘sospesi’ per mesi, privati di lavoro e stipendio senza alcuna ragione scientifica ma solo politica. Puniti per dare l’esempio affinché altri non osino disubbidire ai diktat politico-sanitari. Il teatrino continua, sotto forme diverse e il mondo continua ad essere diviso in modo grottesco. Come scrive l’amica Miriam Gandolfi, assistiamo alla creazione di sterili polarizzazioni: i “no vaccino, no catastrofe climatica, no guerra” da una parte, i “sì vaccino, sì catastrofe climatica e urgente transizione, sì guerra” dall’altra. Non si dà la possibilità di assumere posizioni esplorative, dubitative, interrogative un poco più rispettose dell’infinita complessità dei temi in questione (https://www.orax.me/blog/forum_art_det.asp?id=83&estrai=tutto).
Dentro di me, lentamente, si sta realizzando una graduale resa. Continuo a confrontarmi, discutere e argomentare. Cerco di mostrare le mie ragioni ma sempre meno m’interessa ‘avere ragione’.
Il sogno mostra il mio tornare alla terra, l’accettare che la figura femminile mi copra di petali e cenere. In questo passaggio sta la chiave di altri futuri passaggi. Ogni volta in cui il bisogno di essere compreso sembrerà prevalere, potrò distendermi a terra, rinunciare a una verticalità combattiva o recriminatoria e arrendermi. Essere impreziosito dalla rosa e incenerire il mio ego.
Ricordo di aver letto tantissimi anni or sono queste parole di Dietrich Bonhoeffer: " Mi sono chiesto spesse volte dove passi il confine tra la necessaria resistenza e l'altrettanto necessaria resa davanti al "destino". Credo che dobbiamo effettivamente por mano a cose grandi e particolari, e fare però contemporaneamente ciò che è ovvio e necessario in generale; dobbiamo affrontare decisamente il "destino" e sottometterci ad esso al momento opportuno… I limiti tra resistenza e resa non si possono determinare dunque sul piano dei principi; l'una e l'altra devono essere presenti e assunte con decisione. La fede esige questo agire mobile e vivo. Solo così possiamo affrontare e rendere feconda la situazione che di volta in volta ci si presenta".
Proprio così: “I limiti tra resistenza e resa non si possono determinare dunque sul piano dei principi”. Impuntarsi sui principi preclude un agire mobile e vivo. I principi sono troppo spesso l’espressione di un irrigidimento in cui il salutare dubbio non riesce ad aprire degli spazi, delle crepe nelle nostre granitiche e difensive ‘certezze’.
“Dubita che essere compreso sia fondamentale”.
Luca Panseri, psichiatra e psicoterapeuta.