di Miriam Gandolfi, psicologa e psicoterapeuta dei sistemi complessi.
18 febbraio 2022
Le persone hanno un’idea spesso distorta e senz’altro limitata di cosa sia la psicologia, di quale sia il suo ambito di studio.
La Psicologia è la scienza che studia il comportamento, non solo umano ma di tutti gli esseri viventi. Ormai persino le piante sono diventate oggetto e fonte di informazioni per comprendere come funzionano i viventi. Ciò che rende possibile la vita è la capacità di collegarsi in reti di mutuo sostegno.
Questo modo di studiare gli esseri viventi, di cui l’uomo è solo una parte, per lo più interferente con l’equilibrio dell’intero sistema entro cui essi vivono e si sviluppano, va sotto il nome di psicologia dei sistemi complessi.
Questo approccio, nato alla fine degli anni ’50 del secolo scorso ha modificato il concetto stesso di mente, di intelligenza e di psicopatologia, quella che impropriamente ma sempre più spesso viene definita “malattia mentale” quando una persona adulta o bambino si comporta in modo inatteso per un osservatore.
Questo approccio alla psicologia, cioè alla comprensione delle motivazioni che sottostanno ai comportamenti, diventa indispensabile per comprendere e uscire dalla crisi gravissima in cui la gestione della pandemia ci ha gettati. Nell’ottica di indispensabile complessità, più corretto sarebbe dire sindemia che significa considerare simultaneamente non solo la diffusione del virus ma tutti gli effetti secondari scatenati dal modo di gestirla, modi che ne amplificano gli effetti.
Se non impariamo a interconnetterci come un sistema che neutralizzi il senso di isolamento e di scoramento non potremo arginare il divide et impera che caratterizza la gestione attuale e prevalente della sindemia.
Questo approccio alla psicologia è quello che studia e sviluppa “intelligenza di sciame”. Ovvero il modello che ci offre la natura: gli animali sociali vincono la sfida della sopravvivenza su quella dei forti singoli.
Per questo è necessario collegare i diversi gruppi territoriali impegnati in diverse professionalità: la scienza non può essere libera se non è tutelata dalla legge e la legge non può essere utile se non è supportata da una scienza etica. L’attuale gestione della sindemia ha usato continuamente la strategia di contrapporre le ragioni “di legge” a quelle della “salute fisica e mentale”. Dobbiamo invece cercare di metterle in sinergia garantendo ad ogni disciplina e professione che eserciti “scienza della salute” di agire liberamente e non essere utilizzata e piegata per scopi di controllo o profitto che non sono consoni al loro mandato e ai loro obblighi deontologici.
Di seguito il documento in cui le Federazioni degli Ordini delle Professioni sanitarie e degli Assistenti Sociali hanno accolto un compito “poliziesco” che loro non compete e la risposta che i professionisti fedeli al loro mandato intendono loro dare.
Un augurio di buon lavoro di sciame.